La collaborazione tra Bilateralità Artigiana EBER – OPRA e la Regione Emilia – Romagna ha permesso di sviluppare un Piano Mirato di Prevenzione (PMP) nell’ambito del Piano Regionale della Prevenzione (PNP) 2021 – 2025 che ha l’obiettivo di sviluppare azioni mirate per la prevenzione del rischio cancerogeno derivante dall’esposizione professionale alle emissioni di gas di scarico dei motori diesel.
In questa guida approfondiremo:
- le tecniche di campionamento e monitoraggio delle emissioni dei gas di scarico diesel secondo la norma tecnica UNI EN 689:2019;
- le misure che l’impresa dovrebbe implementare ai fini della prevenzione delle neoplasie professionali da gas di scarico diesel nelle officine di riparazione meccaniche.
Giugno 2012: l’IARC rivaluta la cancerogenicità degli scarichi da motore diesel
Già valutati come potenziali cancerogeni, gli scarichi da motore diesel sono stati nuovamente valutati dall’IARC nel 2012.
Dalle analisi e dagli studi epidemiologici e tossicologici è emerso che gli scarichi diesel possono essere considerati “responsabili” dell’incremento del rischio di tumore polmonare.
In particolare, tali emissioni sono state inserite nell’elenco delle sostanze di Gruppo 1- Cancerogeni per l’uomo.
L’adozione del Decreto Interministeriale 11 febbraio 2021, ai fini dell’attuazione delle direttive europee (UE) 2019/130 e (UE) 2019/983 in materia di protezione contro i rischi di agenti cancerogeni e mutageni, ha introdotto una modifica/aggiornamento degli allegati XLII e XLIII del D. Lgs. 81/08.
Nello specifico sono considerati agenti cancerogeni quei lavori che prevedono l’esposizione alle emissioni di gas di scarico dei motori diesel; inoltre è stato introdotto un valore limite di esposizione pari a 0,05 mg/m3 espresso sotto forma di carbonio elementare (CE).
I lavoratori esposti ad un rischio maggiore in tal senso sono quelli che operano in gallerie, miniere e nel settore delle costruzioni; un rischio minore è presente nelle attività di carico e scarico e in quelle di riparazione dei veicoli.
Le attività di campionamento ed analisi delle emissioni dei gas di scarico di motori diesel
Coloro che lavorano presso le officine di riparazione sono esposti alle emissioni dei gas di scarico di motori diesel quando i veicoli sono accesi e quando:
- le aree di lavoro sono parzialmente o completamente chiuse;
- i veicoli vengono spostati all’interno delle aree di lavoro;
- gli interventi di riparazione sono eseguiti sul motore che deve poi essere testato;
- vengono eseguiti controlli ed analisi dei fumi di scarico.
Oltre alle emissioni provenienti dagli scarichi dei motori diesel, i lavoratori sono esposti ad altri agenti cancerogeni e chimici ad esempio: solventi e detergenti, carburanti (es. benzina), grasso ed olio.
Identificazione delle emissioni di scarico di motori diesel
Prima di procedere con il campionamento e l’analisi delle emissioni dei gas di scarico dei motori diesel è necessario identificare la tipologia di emissioni di scarico presenti.
L’identificazione viene eseguita in base al documento SCOEL/OPIN/403-2016 Diesel Engine Exhaust dello SCOEL:
- DEEE (Traditional Diesel Engine Exhaust Emissions): rientrano in questa categoria le emissioni dei veicoli classificati come Euro 2 e tutte quelle emissioni che non rientrano tra i DEEE di nuova tecnologia (gas di scarico mezzi pesanti a motore diesel);
- DEEE di nuova tecnologia: rientrano in questa categoria le emissioni di scarico dei veicoli classificati come Euro 3 (autoveicoli leggeri, automobili) ed Euro III (autobus, autocarri).
Campionamento delle emissioni di scarico di motori diesel
Per effettuare il campionamento e l’analisi può essere preso a riferimento il metodo NIOSH 5040 2016 Elemental Carbon (diesel particulate).
Gli elementi essenziali di questo metodo sono:
- si devono utilizzare filtri in fibra di quarzo, 25 o 37 mm a seconda del selettore;
- i filtri vanno pretrattati termicamente e purificati;
- il flusso di campionamento è compreso tra 2 e 4 L/min;
- quando non è prevista l’interferenza con altri tipi di polvere, cioè nel caso delle industrie non minerarie, non è necessario un selettore basato sul diametro, possono essere utilizzate sia cassette open-face, sia impattori che preselettori tipo cicloni (uno dei preselettori utilizzabili è lo IOM, messo a punto dall’Institute of Occupational Medicine (IOM) di Edimburgo);
- il deposito sul filtro deve essere uniforme su tutta la superficie, in quanto viene analizzata solo una parte del campione (filter punch: 1.5 cm2) che deve essere rappresentativa dell’intero deposito. Se il deposito non è omogeneo, l’intero filtro deve essere analizzato;
- come metodo di analisi si utilizza THERMAL-OPTICAL Analyser, in quanto garantisce la speciazione tra OC e EC;
- il metodo non subisce interferenze da parte di fumo di sigaretta o altri aerosols a base carbonio essendo principalmente costituiti da OC;
- per ottenere i LOD del metodo analitico sufficientemente bassi (inferiori a 2 mg/m3), occorre prelevare oltre 1 m3 e quin¬di sono necessari tempi di campionamento lunghi.
Questa attività viene eseguita secondo le linee guida della UNI EN 689:2019 che stabilisce la strategia di misurazione necessaria per confrontare l’esposizione per inalazione dei lavoratori con i valori limite di esposizione occupazionale (VLEP) come riportato nell’allegato XLIII del D. Lgs. 81/08.
I risultati che si ottengono permettono di:
- comprendere se e in che modo l’azienda rispetta i VLEP;
- identificare un’esposizione anomala, accidentale, non prevedibile;
- identificare i lavoratori potenzialmente esposti e quelli esposti.
Ai fini di una corretta misurazione secondo la normativa di riferimento è necessario individuare i gruppi di esposizione simile (SEG) ovvero quei lavoratori che presentano lo stesso profilo di esposizione.
Nel nostro caso sono esempi di SEG gli addetti ad operazioni di controllo e analisi dei fumi e addetti ad interventi sul motore.
Su ogni SEG devono essere eseguiti test preliminari con almeno 3 misurazioni; gli scenari potenziali sono i seguenti:
- CONFORMITÀ: tutti i risulti minori di un decimo del VLEP;
- NON CONFORMITÀ: uno dei risultati è maggiore del VLEP;
- NESSUNA DECISIONE: tutti risultati inferiori al VLEP e uno maggiore di 0.1 VLEP.
Ai fini di una corretta durata dei campionamenti è necessario conoscere quali sono le lavorazioni eseguite dai lavorati dal momento che l’esposizione cambia in funzione della mansione.
Come prevenire i rischi dell’esposizione alle emissioni di scarico di motori diesel
Le misure di prevenzione sono classificate in funzione del principio STOP ovvero: sostituzione, misure tecniche, misure organizzative e misure di protezione personale.
SOSTITUZIONE
Prevede di sostituire i motori diesel con soluzioni ad alimentazione elettrica o che utilizzano combustibili alternative.
MISURE TECNICHE DI PROTEZIONE
Le aree di lavoro caratterizzate dall’esposizione ad emissioni di motori diesel devono essere separate dalle altre e dotate di:
- sistema di ventilazione naturale, ovvero deve esserci uno scambio d’aria tra l’ambiente di lavoro e l’esterno dell’edificio;
- sistema di ventilazione generale forzata, in questo caso il movimento dell’aria avviene attraverso ventilatori inseriti all’interno di un sistema di condizionamento o trattamento dell’aria;
- sistemi di estrazione del gas di scarico: all’interno delle aree di lavoro sono presenti impianti di aspirazione localizzata che impediscono ai gas di diffondersi;
- aspiratori portatili;
- sistemi filtranti: rappresentano una soluzione temporanea al problema, efficace per brevi spostamenti. Questi sistemi non sono in grado di filtrare tutte le componenti nocive che ritornano nuovamente negli ambienti di lavoro; attualmente tra i sistemi filtranti più diffusi troviamo quelli antiparticolato e quelli ai carboni attivi.
MISURE ORGANIZZATIVE
L’esposizione dei lavoratori alle emissioni dei gas di scarico dei motori diesel deve essere ridotta anche attraverso l’organizzazione degli spazi di lavoro e procedure di lavoro ad hoc.
È necessario limitare e segnalare le aree dove vengono prodotte le emissioni, separandole dalle altre.
Nelle aree dove sono presenti lavoratori esposti devono essere affissi cartelli che vietano azioni come il fumo o l’assunzione di cibo; ai lavoratori deve essere garantita la possibilità di pause e periodi di riposo in base ai risultati derivanti dalla valutazione del rischio.
Il datore di lavoro è tenuto ad aggiornare le procedure di lavoro ogni volta che si verifica un cambiamento significativo delle condizioni di lavoro.
MISURE di PROTEZIONE INDIVIDUALE
Il datore di lavoro deve fornire ai propri dipendenti dispositivi di protezione individuale valutati come IDONEI ovvero:
- conformi poiché dotati di marcatura CE;
- adeguati ovvero dotati di FPO (fattore di protezione operativo);
- compatibili con l’ambiente esterno e la mansione svolta dal lavoratore.