RISCHIO RADIAZIONI IONIZZANTI

Pageambiente esegue presso aziende operanti in tutti i settori e presso strutture abitative la valutazione del rischio radiazioni ionizzanti derivanti dalla presenza del radionuclide naturale radon.

Che cos’è il radon e dove si trova

Il radon è un elemento naturale presente in traccia ovunque: nelle rocce, nel terreno, in aria, in acqua e anche nel corpo umano. Si può trovare pertanto nei materiali da costruzione, così come nelle materie prime, nei sottoprodotti e nei residui connessi ad alcuni processi industriali. Viene rilasciato allo stato gassoso, ed il suo decadimento spontaneo emette radiazioni ionizzanti. Il radon ed i prodotti del suo decadimento radioattivo forniscono il contributo più rilevante alla dose di radiazioni che gli individui ricevono dalle sorgenti naturali di radiazioni ionizzanti.

Il radon, inoltre, è un elemento appartenente al gruppo dei gas nobili, quindi in natura è chimicamente inerte e lo troviamo in atmosfera o nei fluidi (acqua, gas del sottosuolo, ecc.).

Il radon si forma nel sottosuolo e tende ad allontanarsi dal sito iniziale per fuoriuscire in atmosfera. Inoltre, quando sul suolo sorge un edificio, il radon può penetrarvi e permanere, raggiungendo concentrazioni in aria anche elevate: per tale ragione, dal punto di vista sanitario, il radon viene considerato un fattore di rischio tipico degli ambienti confinati (radon indoor).

La natura geologica del sito, la tipologia costruttiva dell’edificio, i materiali da costruzione utilizzati, le modalità di ventilazione sono tra i parametri che incidono in modo più determinante alla concentrazione di radon indoor.

Si parla quindi di rischio di esposizione al radon sia per la popolazione generale, sia in ambiente di lavoro. In quest’ultimo caso, i lavoratori più esposti sono quelli operanti in ambienti sotterranei come tunnel e gallerie, grotte o sottovie, ecc..

La normativa di riferimento relativa al rischio radiazioni ionizzanti per i lavoratori e per la popolazione generale è costituita dal D.Lgs. 17 marzo 1995 numero 230 e dal D.Lgs. 26 maggio 2000 numero 241.

 

Radiazioni ionizzanti: rischi sulla salute

Il radon è ritenuto il principale fattore di rischio di cancro polmonare per i non fumatori e la seconda causa, dopo il fumo di tabacco, per i fumatori. Fumo di tabacco e radon hanno un effetto sinergico ed entrambi sono classificati dalla IARC-WHO (International Agency for Research on Cancer-World Health Organization) come agenti cancerogeni appartenenti al Gruppo 1.

Gli studi epidemiologici hanno confermato anche che non esiste un “valore di concentrazione-soglia” al di sotto della quale l’esposizione al radon non presenti rischi. Anche basse concentrazioni di radon possono causare un piccolo aumento del rischio di cancro ai polmoni: è necessario pertanto far sì che le concentrazioni di radon indoor siano le più basse possibili.

Valutazione rischio radiazioni ionizzanti

I D.Lgs. 230/1995 e il D.Lgs. 241/2000 garantiscono la tutela sanitaria dei lavoratori e della popolazione in tutti quei casi di potenziale esposizione alle radiazioni ionizzanti.

Oltre che negli ambienti sotterranei, il rischio radiazioni ionizzanti da Radon è particolarmente elevato:

  • all’interno degli ambienti di lavoro che si trovano in zone con particolari caratteristiche geofisiche;
  • nelle attività lavorative che prevedono l’utilizzo o lo stoccaggio di materie prime che contengono radionuclidi naturali;
  • negli stabilimenti termali;
  • nelle zone estrattive, come miniere e gallerie.

 

Rischio Radiazioni ionizzanti: le misure di risanamento e di prevenzione

In tutti quegli ambienti di lavoro che prevedono attività con l’impiego o la detenzione di sorgenti di radiazioni, il datore di lavoro deve mettere in atto tutte le procedure di prevenzione e protezione dei lavoratori e della popolazione, quali:

  • Individuazione, delimitazione e segnalazione delle aree di lavoro a rischio;
  • Classificazione dei lavoratori interessati;
  • Predisposizione di norme interne di protezione e sicurezza;
  • Fornitura ai lavoratori di dispositivi di protezione e di rilevamento dell’esposizione (dosimetri);
  • Formazione e informazione dei lavoratori.

Nelle aree di lavoro in cui non è previsto l’utilizzo di sorgenti di radiazioni, ma in cui viene identificato il rischio di esposizione naturale al radon, il datore di lavoro deve implementare una serie di misure di risanamento e prevenzione.

Tra le più frequenti si evidenziano:

  • la ventilazione, sia naturale che artificiale, degli ambienti sotterranei, dove il rischio da radiazioni ionizzati è più alto;
  • la realizzazione di intercapedini con la costruzione di un nuovo pavimento o l’installazione di canaline di raccolta collegate ad un ventilatore per catturare tutte le infiltrazioni di radon e spingerle all’esterno;
  • l’aspirazione dell’aria che arriva dal sottosuolo con tubazioni e ventilatori così da “purificare” l’aria prima che arrivi all’interno degli edifici.

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