Campionamento polveri in ambienti di lavoro e differenza tra polveri inalabili e respirabili

La scheda informativa Inail “Campionamenti di polveri inalabili e respirabili”, pubblicata a luglio 2022, analizza i criteri di campionamento delle frazioni inalabile e respirabile delle polveri.

L’apparato respiratorio è il sistema maggiormente esposto alle polveri; esso è convenzionalmente suddiviso in tre regioni: naso-faringea, tracheobronchiale e regione di scambio gassoso.

Nel definire i criteri per il campionamento delle polveri occorre tenere conto delle relazioni tra il diametro aerodinamico e le frazioni che devono essere raccolte, al fine di approssimare le frazioni che penetrano nelle varie regioni dell’apparato respiratorio in condizioni medie.

 

Differenza tra polveri inalabili e respirabili

Le polveri vengono principalmente classificate in:

  • Frazione respirabile: le particelle inalate, aventi diametro aerodimanico < 4 μm, si depositano negli alveoli interessando la regione polmonare;
  • Frazione inalabile: le particelle inalate, aventi diametro aerodimanico < 100 μm, si depositano nel tratto extra-toracico interessando la regione naso-faringea;
  • Frazione toracica: la frazione di particelle inalate in massa che si deposita oltre la laringe.

 

Campionamento polveri negli ambienti di lavoro

Per valutare il grado di esposizione alle polveri inalabili e respirabili negli ambienti di lavoro vengono presi in considerazione tre aspetti:

  1. tipologia e natura delle polveri da campionare;
  2. la distribuzione granulometrica, ovvero quella che tiene conto della dimensione e del diametro aerodinamico (si intende il diametro di una particella di forma sferica che condivide con la particella stessa la velocità di sedimentazione);
  3. il livello di concentrazione delle polveri aerodisperse, ovvero il numero o la massa di particelle rintracciabili in un determinato volume di aria.

Il numero di particelle aerodispere viene misurato in numero di particelle al cm3, mentre la massa in mg/cm3.

Sono numerose le tipologie di polveri presenti nell’ambiente di lavoro che possono avere effetti sulla salute umana in particolare:

  • particelle di carbonio;
  • sostanze radioattive;
  • polveri da legno duro;
  • silice libera cristallina;
  • amianto e fibre artificiali;
  • fumi di combustione;
  • sostanze organiche (sono quelle che derivano ad esempio da cotone e dal grano);
  • molto altro.

 

UNI EN 481:1994, un approfondimento sulle metodologie di campionamento delle polveri

Le tecniche e le convezioni da rispettare durante l’attività di campionamento, analisi e valutazione dell’esposizione alle polveri negli ambienti di lavoro sono definite dalla norma UNI EN 481:1994.
Per il campionamento delle varie frazioni di polveri viene aspirato un volume noto di aria con l’ausilio di una pompa (campionatore) e viene fatto passare attraverso una membrana (filtro) alloggiato in un opportuno dispositivo di campionamento (selettore a conetto per le polveri inalabili e ciclone per le polveri respirabili).

I selettori della frazione inalabile sono utilizzati ampiamente nel monitoraggio dell’esposizione a polveri di legno duro, mentre i selettori della frazione respirabile hanno un impiego pratico nel campionamento della silice libera cristallina.

 

Analisi e valutazione del rischio chimico e del rischio cancerogeno

L’attività di campionamento e monitoraggio delle polveri inalabili e respirabili negli ambienti di lavoro rende necessaria la valutazione dei seguenti rischi: quello di tipo chimico e quello di tipo cancerogeno.

Pageambiente offre alle aziende servizi di consulenza per l’individuazione dei rischi derivanti dall’eventuale esposizione dei lavoratori alle polveri, oltre che al campionamento per la determinazione della concentrazione di polveri espressa in mg/m³, e alla realizzazione del DVR rischio chimico e del DVR rischio cancerogeno.

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