Il rischio biologico negli impianti di raccolta, gestione e smaltimento dei rifiuti

Secondo le ultime stime pubblicate dall’ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, la quantità di rifiuti urbani pro capite nazionale si aggira intorno ai 322 chili per abitante ogni anno.

Negli impianti di trattamento e gestione dei rifiuti si sviluppano endotossine e microrganismi batterici responsabili della presenza del rischio biologico deliberato e potenziale.

Al fine di garantire ai dipendenti delle aziende di tale settore un’adeguata protezione e tutela è opportuno limitare l’esposizione agli agenti biologici implementando le misure di prevenzione e protezione indicate nel Testo Unico sulla Sicurezza (D. Lgs. 81/089).

La classificazione riconosciuta dei rifiuti individua due grandi gruppi: i rifiuti non pericolosi ed i rifiuti pericolosi, quest’ultimi individuati attraverso la Direttiva Europea 75/442 e regolamentati nel nostro Paese dalla normativa SISTRI (Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti).

In questa guida abbiamo deciso di concentrarci sui Rifiuti Solidi Urbani (RSU) ovvero quelli prodotti dalle attività quotidiane. Insieme analizzeremo:

  • gli agenti biologici potenzialmente presenti presso gli impianti di trattamento urbani ed il rischio biologico che ne deriva;
  • cosa prevede l’attività di monitoraggio ambientale in presenza di rischio biologico;
  • gli altri rischi a cui sono esposti gli operatori durante le fasi di raccolta, gestione e smaltimento dei rifiuti.

 

Rischio biologico rifiuti urbani: focus sugli agenti biologici

All’interno di un impianto di trattamento RSU le sorgenti di rischio sono rappresentate da: rifiuti trattati, polveri, superfici che vengono contaminate, artropodi, roditori e aerosol.

Il rischio biologico si sviluppa al momento della ricezione dei rifiuti, durante il loro trasporto a causa dell’uso di mezzi non adeguatamente attrezzati (assenza di un sistema di filtraggio all’interno della cabina) e durante le attività di manutenzione e pulizia.

Gli agenti biologici potenzialmente presenti sono i seguenti:

  1. Virus: enterovirus;
  2. Funghi: Cladosporium spp., Penicillium spp., Alternaria alternata, Fusarium spp., Aspergillus spp., Aspergillus fumigatus;
  3. Batteri: stafilococchi, endotossine, enterobatteri;
  4. Mammiferi: ratti;
  5. Artropodi: blatte, mosche e zanzare.

L’esposizione a tali agenti biologici provoca sulla salute infiammazioni gastrointestinali, infiammazioni cutanee, allergopatie, infiammazioni e disturbi alle vie respiratorie.

Cosa prevede l’attività di monitoraggio ambientale in presenza di rischio biologico

Ai fini dell’analisi e valutazione del rischio biologico i parametri da monitorare sono i seguenti:

  • carica fungina derivante da muffe e lieviti;
  • carica batterica psicrofila e mesofila;
  • enterobatteri.

Inoltre, la valutazione deve tenere conto dei seguenti aspetti:

  • polveri;
  • microclima;
  • fasi lavorative;
  • separazione e compartimentazione delle varie aree dell’impianto di trattamento.

L’attività di monitoraggio ambientale riguarda le seguenti matrici e substrati ambientali: superfici, aria, polveri, indumenti dei dipendenti, filtri dei condizionatori e filtri di captazione polveri.

Le analisi di laboratorio eseguite ai fini della valutazione del rischio consistono nell’identificazione:

  • delle varie tipologie di funghi (tossigenici o allergenici);
  • delle cariche microbiche aerodisperse e di quelle presenti sulle superfici.

 

Raccolta, gestione e smaltimento rifiuti: quali sono gli altri i rischi degli operatori

Ognuna delle fasi che segue quella principale di produzione dei rifiuti è caratterizzata da una serie di rischi che si vanno ad aggiungere al rischio biologico.

Quotidianamente durante la raccolta dei rifiuti i lavoratori sono esposti al rischio derivante dalla movimentazione manuale dei carichi, il rischio da stress termico e meccanico e quello derivante dal lavoro su strada.

In questa fase le misure di protezione e prevenzione prevedono la dotazione dei Dispositivi di Protezione Individuale adeguati, una funzionale organizzazione logistica e, ovviamente, l’adeguata formazione del personale.

Allo stesso modo coloro che si occupano della gestione dei rifiuti sono esposti al rischio biologico legato all’esposizione a sostanze tossiche e/o corrosive, al rischio movimentazione manuale dei carichi, il rischio vibrazione.

Anche in questo caso è fondamentale investire sui DPI e su corsi di formazione ed aggiornamento per conoscere in che modo i rifiuti interagiscono tra loro e quali sono le situazioni potenzialmente più pericolose per gli operatori.

La fase finale di smaltimento dei rifiuti coinvolge i dipendenti di realtà diverse come impianti di stoccaggio, discariche e inceneritori.

In questo caso i rischi per la salute e la sicurezza che si sviluppano sono differenti e caratterizzati da un certo livello di complessità che rende l’implementazione di misure di protezione e prevenzione abbastanza complessa.

Durante la manipolazione dei vari rifiuti si sviluppano cariche batteriche e fungine, in particolare durante il periodo estivo a causa del caldo, l’umidità e la scarsa aereazione.

Oltre al rischio biologico, la presenza di quantità elevate di polveri in prossimità delle macchine che spostano i rifiuti favorisce lo sviluppo del rischio chimico responsabile della comparsa di patologie a medio e lungo termine nei lavoratori.

L’implementazione delle adeguate misure di prevenzione e protezione inizia durante la fase di progettazione dell’impianto quando deve essere assolutamente messo a progetto un sistema di ventilazione ed aspirazione.

Questo permette di creare zone di filtro e spazi separati tra le aree di lavoro caratterizzate da un rischio diverso.

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