Quali fonti emettono radiazioni ottiche artificiali e quali sono gli effetti negativi sulle persone

Le radiazioni ottiche artificiali, identificate con l’acronimo ROA, sono delle radiazioni di tipo elettromagnetico caratterizzate da una lunghezza d’inda compresa tra 100 nm e 1 mm.

Tra le fonti responsabili dell’emissione delle ROA troviamo macchinari industriali, monitor, sorgenti laser e molto altro.

Dopo una breve panoramica su come vengono classificate le radiazioni ottiche artificiali, ci occuperemo di identificare quali sono le principali sorgenti di emissione e quali gli effetti pericolosi per la salute delle persone.

 

Classifichiamo le radiazioni ottiche artificiali

Esistono tre differenti tipologie di radiazioni ottiche artificiali che vengono individuate sulla base del valore della lunghezza dell’onda: ultraviolette, visibili, infrarosse.

Le radiazioni ultraviolette sono radiazioni elettromagnetiche che hanno una lunghezza d’onda compresa tra i 100 ed i 400 nm e che vengono classificate in:

  • UV – A con una lunghezza d’onda compresa tra 315 e 400 nm;
  • UV – B con una lunghezza d’onda compresa tra 280 e 315 nm;
  • UV – C con una lunghezza d’onda compresa tra 100 e 280 nm.

Le radiazioni visibili hanno una lunghezza d’onda compresa tra 380 e 780 nm.

Infine le radiazioni infrarosse sono onde elettromagnetiche con una lunghezza d’onda compresa tra 780 e 1 mm.

Anche quest’ultima tipologia viene a sua volta classificata in:

  • IR – A con una lunghezza d’onda compresa tra 780 e 1400 nm;
  • IR – B con una lunghezza d’onda compresa tra 1400 e 3000 nm;
  • IR – C con una lunghezza d’onda compresa tra 3000 e 1 mm.

 

Quali sono le sorgenti che emettono radiazioni ottiche artificiali

Una buona parte delle macchine e delle attrezzature che ci circondano, sia in ambito domestico che lavorativo, producono le radiazioni ottiche appena elencate.

Stiamo parlando di: monitor, schermi televisivi, display, sorgenti laser, lampade che illuminano, display di vario tipo, eccetera.

Non tutte le ROA sono tuttavia dannose per la salute.
Sulla base della normativa di riferimento UNI EN e CEI EN si identificano le sorgenti ROA non giustificabili che hanno effetti negativi sulla salute e le sorgenti ROA giustificabili che, al contrario, non sono pericolose.
 

Gli effetti pericolosi delle sorgenti ROA non giustificabili

In assenza di adeguate misure di prevenzione e protezione le ROA prodotte da sorgenti non giustificabili rappresentano un rischio per la salute dei lavoratori esposti e colpiscono in particolare gli occhi e la cute.

Gli effetti negativi possono essere di tipo cronico oppure acuto: i primi si manifestano a distanza di molto tempo dall’esposizione (mesi oppure anni); i secondi invece producono effetti nel breve termine (ore o giorni).

La lunghezza d’onda definisce le diverse tipologie di effetto, mentre l’intensità incide sulla gravità e sulla possibilità che questi si verifichino.

Esistono poi una serie di effetti indiretti derivanti dall’esposizione alle ROA, ovvero: rischio incendio, rischio esplosione, rischi dovuti alla sovraesposizione alla luce visibile (disturbi temporanei come abbagliamento ed accecamento).

Gli effetti dell’esposizione alle radiazioni UV sugli occhi

Gli effetti che le radiazioni ottiche UV possono avere sugli occhi sono:

  • fotocheratocongiuntivite;
  • danni al cristallino;
  • danni alla retina.

La fotocheratocongiuntivite è un effetto tipico di esposizioni di breve durata e consiste in lesioni superficiali nella zona congiuntiva e sulla cornea dovute alla morte (e alla successiva perdita) di cellule epiteliali.
Molte delle terminazioni nervose superficiali risultano quindi “scoperte” ed in contatto con il velo lacrimale: tutto questo provoca una forte infiammazione e senso di sabbia negli occhi.
Per proteggere i lavoratori da questo effetto sono necessarie maschere e visiere protettive.

I danni al cristallino, dovuti ad una eccessiva esposizione alle ROA, accelerano la comparsa di patologie tipiche dell’età avanzata come la cataratta che consiste in una più o meno accentuata opacità del cristallino.

Anche le radiazioni visibili e quelle infrarosse possono accelerare la comparsa della cataratta: nel caso di esposizione a luce visibile o infrarossa la cataratta è dovuta ad un eccessivo assorbimento di radiazioni dall’iride, mentre nel caso di esposizione alla sola luce infrarossa la zona maggiormente colpita è la cornea.

In base alla localizzazione dell’opacità la cataratta può essere: nucleare, corticale e subcapsulare posteriore.

Infine, abbiamo il danno di tipo retinino dovuto alla luce blu che si manifesta in particolare nei soggetti afachici ovvero coloro che hanno una visione compromessa e soffrono di ipermetropia.

Gli effetti dell’esposizione alle radiazioni UV sulla pelle

Possiamo individuare sei tipologie di effetti negativi sull’epidermide legati ad una esposizione cronica e/o acuta alle radiazioni ultraviolette:

  1. fotoelastosi o fotoinvecchiamento;
  2. fotocancerogenesi;
  3. eritema;
  4. immunosoppressione;
  5. reazioni fotoallergiche e fototossiche;
  6. pigmentazione adattativa.

Il fotoinvecchiamento della cute è il risultato dell’invecchiamento legato allo scorrere del tempo e del fotoinvecchiamento derivante dall’esposizione ai raggi ultravioletti.
Si manifesta in modo più evidente nei soggetti con la pelle chiara e colpisce le aree più esposte all’esposizione diretta delle radiazioni UV-B e UV-A ovvero viso, braccia e collo: in queste zone la pelle appare secca, con una pigmentazione irregolare, meno elastica e con delle rugosità.

L’eccessiva esposizione ai RUV rappresenta la principale causa dei carcinomi della pelle, del melanoma cutaneo e di alterazioni del sistema immunitario a livello locale e sistemico.
Spesso infatti dopo un’eccessiva esposizione alcuni soggetti presentano lesioni tipiche del virus herpes simplex.

Gli effetti fototossici e fotoallergici vengono definiti come reazioni cutanee da fotosensibilizzazione legati ad una eccessiva esposizione ai RUV in contemporanea con l’assunzione di composti chimici, ovvero:

  •  prodotti di sintesi come i principi attivi che si trovano nei farmaci;
  • prodotti naturali come gli estratti di piante, profumi e sostanze cosmetiche.

Le RUV con lunghezza d’onda maggiore (in particolare le radiazioni UV-A) sono le principali responsabili delle reazioni fototossiche e fotoallergiche in quanto penetrano più in profondità rispetto ad altre.

Infine, l’eritema ovvero l’effetto più frequente e più noto tra quelli legati all’esposizione ai RUV. Anche in questo caso i soggetti più a rischio sono quelli di pelle chiara che presentano arrossamenti dovuti alla vasodilatazione periferica.

Tra tutti i fenomeni descritti l’eritema è quello macroscopico più rappresentativo del livello di fotosensibilità cutanea di ogni individuo.

Gli effetti dell’esposizione alle radiazioni IR sulla pelle e sugli occhi

Le radiazioni infrarosse hanno un effetto principalmente di tipo termico. Sulla pelle, l’esposizione alla radiazione IR può provocare bruciature indipendentemente dalla lunghezza d’onda (IR A, IR B, IR C).
Sugli occhi, le conseguenze possono essere cataratta (IR A, IR B) e bruciatura della cornea (IR A, IR B, IR C).

I laser

Una tipologia particolare di ROA è costituita dai laser. Queste radiazioni sono classificate come coerenti (emettono cioè radiazioni in fase fra loro). Il laser è un dispositivo che consente di generare radiazione ottica monocromatica, costituita cioè da un’unica lunghezza d’onda, estremamente direzionale e di elevata intensità. Tali caratteristiche non sono generalmente ottenibili con l’impiego di sorgenti di luce incoerente (es. lampade ad incandescenza, LED, a scarica di gas o ad arco).

Anche l’esposizione a raggio laser può avere effetti negativi sia sulla pelle sia sugli occhi.

La sicurezza degli apparecchi laser è classificata secondo la norma CEI EN 60825-1. Sulla base della classe di appartenenza, si possono avere vari livelli di pericolosità, passando da laser pressoché innocui (la classe 1) fino a laser estremamente pericolosi (classi 3B e 4).

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